L’equilibrio, l’incredibile, l’essenziale. Stanno lì, sospesi su un filo. Sono le metafore della vita, e di una sfida, mai tentata fino ad allora: camminare a 410 metri d’altezza, tra le torri del World Trade Center. Un traguardo che Philippe Petit, il 6 agosto 1974, è riuscito a realizzare…percorrendo il filo ben 8 volte!
Come ci è riuscito? Ci è riuscito perché ci ha scaraventato dentro tutti i significati che si potevano mettere. Certo, quelli emozionali. Il coraggio, la determinazione, la fede. Ma soprattutto la paura, la paura di non farcela, sempre in agguato. Terrorizza, crea vuoti, spesso pericolosi, da dominare e sopportare. La paura è terra che si sbriciola sotto i piedi e fa franare tutto. Un vuoto che ti entra dentro ma che lui, Philippe, “cazzuto” come è, è riuscito ad affrontare, irridere, vincere.
Philippe non ha tralasciato i significati strategici. Per arrivare pronto al fatidico giorno, ha calcolato tutto quello che poteva essere calcolato: le condizioni meteo, il peso della struttura da montare, i modi per eludere i controlli. Tutto. Grimaldelli di un piano che non doveva avere errori o sbavature, neanche un piede sanguinante. Ogni dettaglio, anche il più piccolo, che avrebbe potuto compromettere l’esito dell’impresa, non solo andava calcolato, previsto, organizzato. Andava anticipato.
Philippe lo sapeva eccome. E sapeva anche come riuscirci. Determinato, irascibile ed estroverso. Fin da piccolo, insegue un obiettivo ambizioso: diventare il più grande funambolo di tutti i tempi. Sceglie la vita dell’artista di strada e, ovunque si trovi, fa sempre la stessa cosa. Disegna linee rette tra due estremità: lampioni, alberi, edifici, non importa quale sia l’ambientazione. Basta che i due punti siano raggiungibili. Lega la corda da un capo all’altro. E, da quel capo all’altro, ci cammina. Avanti e indietro. Indietro a avanti. Per giorni, mesi, anni. Lì, e solo lì, vuole definire la sua arte e la sua identità. Un allenamento, fisico e mentale, molto duro, in cui alterna tentennamenti, soddisfazione e ha un merito enorme: non desiste mai.
Qualità che riconoscono coloro che imparano a conoscerlo: un maestro circense (che diventerà suo mentore), una bella musicista (che diventerà la sua fidanzata), amici sparsi (che diventeranno complici delle sue trovate, illegali, ma bellissime). Tutti, insomma, si legano a lui. E si lasciamo trasportare dal suo entusiasmo, capendo sì di essere di fronte ad un raro talento, ma anche ad un artista indomabile.
Resteranno con lui fino alla fine. Fino a quando tutto il mondo descriverà la sua impresa come una delle più memorabili mai conosciute. Un’impresa grazie alla quale ha dimostrato che, ai sogni, non esistono limiti. Nè se ti trovi a terra, nè se lo fai su un filo a centinaia di metri da terra, tra le Twin Towers di New York, rischiando la vita.
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