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Immagine del redattoreLuca Signori

The English Game


Darwen, Lancashire, 1879. Sono i riferimenti di luogo e tempo per datare la storia raccontata da “The English Game”, miniserie creata da Julian Fellowes, Tony Charles ed Oliver Cotton. La storia inizia a Darwen con l’idea del signor James Walsh, proprietario del mulino cittadino e presidente del Drawen F.C., di assoldare due nuovi giocatori: gli scozzesi Fergus Suter e Jimmy Love, affiatati in campo e grandi amici fuori. L’obiettivo dichiarato è quello di acciuffare l’ambita FA Cup, troppo a lungo nel palmares dei pomposi Old Etonians, detentori del titolo da parecchio tempo nonché rappresentanti dell’alta borghesia britannica. Con i due nuovi innesti, il Darwen F.C. arriva quasi ad acciuffare la vittoria. Ma non basta. In più, affiorano mugugni e malumori. La squadra proprio non riesce sopportare l’arrivo di Fergus e Jimmy, oltretutto pagati. Malumori che, presto, si riversano anche fuori dal campo e sfociano in un contrasto stridente e ben tratteggiato: quello della lotta di classe. Da un lato gli aristocratici, abituati a pranzi luculliani, linguaggio forbito e biliardo, che amministrano le finanze della città, stabiliscono le regole del calcio e guardano tutti dall’alto in basso; dall’altro lato la classe operaia abituata a tutt’altro tenore di vita: abiti dimessi, lavori massacranti, tagli salariali e licenziamenti, scioperi e difficoltà a racimolare un tozzo di pane in più per sfamare moglie e figli.

Due mondi agli antipodi, che si influenzano, ben rappresentati dai protagonisti della serie.


Lord Arthur Kinnaird è il capitano degli Old Etonians. Supponente e abbastanza scontroso quando pensa solo al calcio, Arthur capirà che lo stesso gioco del calcio non poteva essere (o restare per sempre) prerogativa della sola borghesia. Si dimostrerà lungimirante quando i rapporti tra aristocrazia e proletariato inizieranno ad ammorbidirsi. Ci vorrà parecchio eh, ci saranno scintille e qualcuno ci rimetterà anche una gamba, ma le due classi sociali dialogheranno. E in modi che nemmeno Walsh e John Cartwright (il patron del Blackburn) si sarebbero immaginati. Arthur risorge letteralmente nella seconda della serie: determinato tanto nel riammettere il Blackburn alla finale della coppa quanto nel ricucire i rapporti la moglie e con il padre. Molto bella anche la sportività che dimostra alla fine della partita. Esce sconfitto, ma comunque vincitore.

Fergus Suter, invece, è il paladino della classe operaia. Arrivato da Glasgow come il nuovo salvatore, fatica ad inserirsi in squadra ma fa breccia nel cuore dei cittadini di Darwen. E si guadagna la loro fiducia a suon di gol. È vero: accetta la proposta economica del Blackburn. Ma lo fa solo per aiutare la madre e le sorelle a scappare da un padre violento. Il sentimento per Darwen, la città che lo ha accolto, lo ha amato e fatto sentire a casa, resta invariato. Così come resta invariata la sua volontà di farsi portatore dei desideri della classe operaia. Ne darà dimostrazione fino in fondo, fino a quando vincerà la FA Cup. Un traguardo che va oltre la vittoria sportiva e diventa simbolo: quello della vittoria del proletariato sull’aristocrazia.


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