Una sagace alternanza tra la voce dei protagonisti, le registrazioni e i video di repertorio per indagare, sviscerare, vivisezionare la genesi di San Patrignano, località riminese diventata famosa per aver ospitato, a partire dagli anni '70, una delle più famose comunità di recupero per tossicodipendenti d’Europa.
SanPa, il nuovo documentario originale Netflix, fa proprio questo. Ci fa immergere nella vita della comunità, ce la presenta da diversi punti di vista, li intreccia ai fatti storici dell’epoca e alla mitizzazione di Vincenzo Muccioli, il fondatore della comunità di San Patrignano. Una serie che ci invita però a fare qualcosa in più, un passo in avanti. Un esercizio di stile che va oltre la mera riflessione su un tema calamita come quello delle droghe. Ci invita ad ascoltare le nostre sensibilità al fine di delineare una nostra, personalissima, opinione.
La serie, articolata in 5 episodi da circa un’ora ciascuno, si sofferma molto su Muccioli. Questo è innegabile e, forse, è uno dei limiti della narrazione. Muccioli era un omone, amante degli animali ma anche, si dice, di pratiche esoteriche. Ha plasmato la comunità di San Patrignano a sua immagine e somiglianza, facendola crescere a dismisura grazie anche all’aiuto economico di benefattori VIP (su tutti la famiglia Moratti che ha sborsato qualcosa come 300 milioni di euro).
Una comunità apprezzata dall’opinione pubblica, visitata da diversi politici, ma che ha dato non pochi grattacapi al suo ideatore. Dalle accuse per aver segregato e torturato, con metodi disumani, alcuni ospiti fino ai tragici eventi che l'hanno travolto: il suicidio di Natalia Berla e l’uccisione di Roberto Maranzano, deceduto a causa di un pestaggio (e poi, da cadavere, trasferito a Terzigno, in provincia di Napoli).
Tuttavia SanPa non è solo Muccioli. E menomale direi. SanPa sta anche nelle parole di due ex tossicodipendenti: Walter Delogu (padre della presentatrice Andrea Delogu), fedelissimo, ex autista e guardia del corpo di Muccioli, e Fabio Centelli Anibaldi, ex capo ufficio stampa della comunità. Molto profonde entrambe le loro testimonianze!
In definitiva SanPa è una docu-serie da vedere, più che altro per due motivi. È una disamina che affronta davvero tanti temi e, in secondo luogo, ne lascia altrettanti irrisolti stimolando la curiosità degli spettatori. Sono convinto infatti di una cosa: la maggior di chi ha visto (o vedrà) SanPa, farà ulteriori ricerche sulle storie delle persone che ha conosciuto grazie alla serie e, in generale, sul mondo della tossicodipendenza. Un mondo indubbiamente molto complesso, contorto, difficile ma, forse proprio per questo, così intrigante.
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