Kentucky, anni 60. La vita di Elizabeth, per tutti “Beth”, inizia in salita. Perde la madre ad appena 9 anni e viene spedita in un orfanotrofio femminile, dove fa una fatica tremenda a deglutire tutto: la disciplina della signora Deardoff, gli psicofarmaci e quello che viene imposto alle ragazze.
Uno scenario di assuefazione e immobilismo in cui si intravede però, una piccola luce. Una “scappatoia”. E, pensate un po’, nel luogo più improbabile che esista: uno scantinato, dove Beth va a pulire i cancellini. Qui, il signor Shaibel, custode dell’orfanotrofio, un uomo un po’ burbero ma dal cuore tenero, capisce che la ragazza va aiutata. E le insegna, con amore paterno, a giocare a scacchi. Un gioco che Beth non conosce e che si trasforma ben presto in un’ossessione, specialmente quando viene adottata da una coppia senza figli.
Catapultata in una nuova vita, la passione di Beth per le “64 case”, ormai, è irrefrenabile. Un amore immenso che scova, e dimostra, ovunque: leggendo le riviste specializzate nel negozio sotto casa, studiando qualsiasi libro sulle strategie e sui grandi maestri del passato, adocchiando le scacchiere più belle in circolazione, quando va a fare shopping con la madre adottiva.
Così, a furia di vedere scacchiere e scacchi giganti sul soffitto, che diventano sogno, orgasmo e rifugio di ogni notte, anche delle più insonni, Beth sviluppa un talento mai visto. Brucia tappe, e avversari (in pratica tutti maschi), con una facilità disarmante. E si guadagna l’attenzione delle comunità scacchiste e dei giornali più autorevoli. Un talento nuovo, fresco, travolgente. E che la travolge più volte, proprio come fanno alcol, sregolatezza e quei dannati psicofarmaci dai quali non riuscirà mai a separarsi.
Carattere introverso e schivo da un lato, implacabile davanti al tavolo da gioco dall’altro, farà breccia nel cuore di tre dei suoi avversari: Benny, Harry e Townes. Che impareranno, ognuno a suo modo, ad amarla, odiarla e proteggerla. E sarà proprio questo a salvarla. E a farle vincere la sua paura più grande: il temutissimo Vasily Borgov.
P.S. Se vi state chiedendo se questa miniserie Netflix mi sia piaciuta, la risposta è sì, mi è piaciuta! Guardatela! Non ve ne pentirete!
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