Un’idea folle, unica, irripetibile. È quella che porta in scena Sydney Sibilia, nel suo nuovo film ispirato ad una storia vera, quella di Giorgio Rosa. Giorgio è un giovane ingegnere neolaureato che, dopo ripetuti tentativi (falliti miseramente) di ritagliarsi un posticino nel mondo, riesce finalmente a trovarlo. Anzi, questo posticino se lo costruisce proprio. Al largo di Rimini e in acque internazionali. Insieme a Maurizio, l’amico di studi, realizza dal nulla una piattaforma, ribattezzata “L’isola delle rose”. Okay, è poco più di un’isola galleggiante - discoteca dove i giovani ballano, si sbronzano e fanno baldoria, ma l’isola delle rose si “comporta” come una vera nazione. Spuntano, infatti, molti dei fattori tipici di un vero Stato: una valuta, una lingua ufficiale, dei francobolli, una bandiera. E, ben presto, tutti ne parlano: stampa nazionale ed internazionale, tv, radio. Insomma: un successo incredibile, inaspettato e rapidissimo. Così come non tardano ad arrivare i problemi con cui Giorgio deve confrontarsi. Primi fra tutti Franco Restivo, il Ministro dell’Interno e Giovanni Leone, Presidente della Repubblica Italiana che, prima, considerano l’isola una bravata o poco più poi, quando vengono a sapere che Rosa ha chiesto aiuto all’ONU e al Consiglio d’Europa, perdono le staffe e ingaggiano una corsa contro il tempo. Per porre fine all’isola delle rose e a tutto quello che rappresentava. Un progetto a metà strada tra la voglia di urlare al mondo la propria voglia di libertà e l’utopia di diventare qualcosa che assomigliasse ad uno Stato riconosciuto. Dal canto suo Giorgio resiste fino all’ultimo. Fino a quando, costretto dai militari, la abbandona. Ma solo perché sa di aver ottenuto un tesoro molto più grande. Solo allora si scopre il vero motivo che lo ha portato a tentare una delle imprese più insolite che la storia ricordi.
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