Musical, teatro, cinema. C’è tutto questo in Jingle Jangle, nuovo film targato Netflix che si candida a diventare uno dei più carini di questo Natale. Splendidi i costumi, pregevoli le canzoni, ottime anche le interpretazioni individuali (Forest Whitaker si conferma a grandi livelli, mentre la giovanissima Madalen Mills, non sfigura affatto) e azzeccatissima la scelta delle scene di animazione, CGI e stop-motion che impreziosiscono la narrazione.
Tutto il resto lo fa una piacevole trama, con qualche accennata pretesa di “voler raccontare troppo”, che illustra la storia di Jeronicus Jangle, un inventore davvero talentuoso. Ma che commette alcuni sbagli, imperdonabili: scrive tutte le sue invenzioni su un libro e si fida di Gustafson, il suo discepolo. Sarà proprio quest’ultimo a tradirlo, fuggendo con il libro e con il giocattolo più prezioso: Don Juan, un egocentrico torero spagnolo.
Da quel momento Gustafson colleziona successi e titoli di “giocattolo dell’anno” come se piovesse; Jeronicus, invece, dopo la morte della moglie, entra in una spirale di solitudine, tristezza e frustrazione. Un periodaccio che finisce quando arriva sua nipote, Journey. Una piccola maga, curiosa e tenera che, insieme a Buddy 3000, un robottino ibrido a metà strada tra ET e Wall-E, riuscirà a strappare qualche sorriso al tenebroso Jeronicus. E riporterà il “Jangles and Things” ai fasti di un tempo.
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